mercoledì 21 giugno 2017

Parole di un Paramahansa


C’era una volta un uomo ricco. Morì lasciando un figlio ma non lo mise a conoscenza della sua ricchezza. Con il passare del tempo, il ragazzo si ridusse in assoluta povertà, al punto da diventare un mendicante. Gli anni passarono. Un giorno, mentre tornava dal suo giro per la bhiksha, incontrò un saggio sadhu e si prostrò dinanzi a lui. Il sadhu gli chiese cosa desiderasse. Egli rispose che era molto povero e che faceva grande difficoltà a mantenersi. Il sadhu gli disse di tornare a casa e di scavare in un particolare punto. Lo fece e trovò un tesoro. 

Nel Tantra, così come nello Yoga, ci viene insegnato a fare sadhana per giungere alla conoscenza della realtà all’interno di noi stessi. Dipendiamo sempre dalla nostra mente e dai sensi per la conoscenza, l’informazione, il piacere, per tutto. Pertanto, rimaniamo sempre delusi, perché i sensi e la mente sono limitati: di tanto in tanto le loro risorse si manifestano. Ma noi siamo solo questo? La nostra storia ci dice altro: possiamo rivelare la nostra vera identità.

Considerate la storia del Re Janaka, il grande videha. Egli stava dormendo nel suo palazzo e sognò che l’esercito nemico stava invadendo il suo regno e, alla fine, perse la battaglia. Dovette darsela a gambe e vagare nella foresta senza cibo da mangiare e acqua da bere. Rimase senza casa, senza riparo, senza protezione, infelice come una persona qualunque che abbia perso il proprio regno.

La mattina seguente, quando si svegliò dal suo sonno, scoprì che non aveva perso nulla. Ebbe un’esperienza legata alla limitata capacità della mente e dei sensi che operano durante lo stato di veglia, di sonno e di sogno. Quando si svegliò, le limitazioni della mente durante il sogno furono mitigate e annullate. Già dopo solo un secondo poteva dimenticare completamente di aver combattuto una battaglia, di aver perso il regno. Era lo stesso Janaka, il videha, che si era addormentato nel palazzo la sera precedente. 

Nella scienza dello Yoga e del Tantra le pratiche insegnate hanno proprio come scopo la comprensione di questa grande verità. Ad esempio, riflettiamo per un istante sul Tantra. Che cos’è? È magia nera o forse una specie di rituale? ''Tanoti trayati tasmat tantraha": 'tanoti' significa ‘allungamento’ e ‘trayati’ ‘liberazione’. Quindi, il Tantra consiste nelle pratiche tramite le quali si è in grado di espandere la consapevolezza oltre i confini determinati e, finalmente, liberare o rilasciare la shakti: questo è il Tantra.

La mente e i sensi funzionano all’interno di determinati confini. Esistono forme di conoscenza che la mente non può comprendere ed esperienze che si possono avere senza il coinvolgimento della mente. Anahata nada è un’esperienza che si ha senza il coinvolgimento della mente. Darshan,‘la visione interiore’, un’esperienza di vita, è qualcosa che si può avere senza il coinvolgimento della mente. Per poter avere queste esperienze si deve andare oltre la mente ed estendersi al di là del regno dell’oggettività. Allo stesso modo, anche nello yoga si giunge, alla fine, al punto in cui si cerca di trascendere la materia.

La mente e la materia devono essere trascese. Tutte le esperienze collegate alla mente e i prodotti della mente stessa sono materia. Perciò, ad esempio, con la pratica di neti abhyas si devono eliminare tutte le forme di esperienza che si hanno nel dhyana yoga, una a una. Prendiamo come esempio il pranayama. Non è semplicemente inspirare più ossigeno e non è un esercizio di respirazione. Quando si pratica pranayama il prana di base di risveglia. Si tratta di kundalini shakti, la forza primordiale. L’aria che si respira non è il prana: siamo nati con il prana e si vive grazie ad esso. È l’energia che vive nel nostro corpo dal momento in cui siamo stati concepiti fino al momento della morte. Ma, oltre a questo prana vi è kundalini shakti che, nel corso dell’evoluzione, si manifesterà in voi, che facciate sadhana oppure no.    

Migliaia di anni fa i saggi e i ricercatori realizzarono che questa grande Shakti risiede alla base della colonna vertebrale e scoprirono che senza il risveglio della kundalini non è possibile per l’individuo fare esperienza della consapevolezza cosmica. Più si vive con la mente e i sensi, il corpo e gli oggetti, più siamo jivatma, con ego; ma una volta che abbandoniamo questi amici, non ci identifichiamo più con il jivatma. Diventiamo paramatma. Questo, però, è molto difficile. Ogni volta che vogliamo scalare, ogni volta che siamo vicini a un baratro, ogni volta che ci avviciniamo alla barriera o alle porte di maya, scopriamo di essere soggetti alle leggi di gravità della mente.

Ancora e ancora torniamo indietro al regno della consapevolezza oggettiva. Abbiamo cercato di oltrepassare il confine creato da maya, dai samskara, da janma, dal desiderio e dai vasana. Ci avviciniamo un po’ di più e una piccola paura s’insinua, le visioni fluttuano nella nostra mente e siamo rispediti indietro! Per gli aspiranti sinceri, coloro che vogliono realizzare la loro identità con la coscienza assoluta, che non vogliono relazionarsi con le proprie limitazioni e con la relatività di maya questo è un problema ma, i Tantra Shastra in coppia con gli Yoga Shastra, risolvono, più o meno, il problema.

Nella scienza del kriya yoga i saggi affermano che nel corpo fisico, alla base della colonna vertebrale, vi è la kundalini addormentata in un sonno eterno. Potete paragonare la kundalini a prana shakti, mula prakriti o alinga prakriti ma, in sostanza, in ogni jiva vi è la coscienza dormiente. Attraverso le pratiche di kriya yoga si risveglia questa kundalini e si consuma la mente. Quando l’ego, in relazione all’esistenza grossolana, è dissolto e la mente inizia a fare esperienza della consapevolezza interiore, ovunque sia la mente, lì le sue esperienze si dissolvono nella coscienza trascendentale. Per questo io dico che non è necessario combattere con la propria mente!

Non esiste una cosa come la mente: essa è energia. La mente opera attraverso ida nadi, il prana attraverso pingala nadi: il polo negativo e positivo della consapevolezza. Il polo positivo è il tempo e quello negativo è lo spazio. Quando il tempo e lo spazio sono separati, la materia è nello stato immanifesto. Quando il tempo e lo spazio sono vicini l’un l’altro e s’incontrano in un punto, si ha l’esplosione del nucleo o l’esplosione della materia.

Nel Tantra l’istruzione più importante è: “Non combattete con la mente!” E invece cosa dovete fare? Vi sedete in meditazione sulla vostra ishta devata e milioni di cose arrivano alla mente. Per un’ora state solo lottando con voi stessi. Sapete cosa state facendo? Una cosa molto pericolosa! Una vritti della vostra mente vuole vagare verso esperienze sessuali ma sopprimendo questa vritti vi state mettendo in antagonismo con voi stessi. State creando una spaccatura e, con il passare del tempo, non sarete più in grado di affrontarla, di contenerla. Questa è una delle ragioni per cui la maggior parte delle persone religiose hanno delle manifestazioni schizofreniche. Creano un’atmosfera di antagonismo all’interno di loro stessi. Non dovete fare questo. Non dovete controllare la mente. Non dovete lottare con un’ombra. Una volta che il risveglio della kundalini è iniziato, la mente automaticamente si dissolve e i prana deviano. Quando trascenderete, chakra dopo chakra, da muladhara a swadhisthana, da swadhisthana a manipura, da manipura a anahata, da anahata a vishuddhi e, infine, da vishuddhi ad ajna, l’ascesa dell’energia sarà molto potente: l’ascesa dell’energia è molto consumante! Accendete il fuoco, il calore brucia. Accendete il fuoco e i vasana vengono bruciati. Non è necessario nemmeno uccidere i desideri. Non è necessario sopprimere i vasana - dovete solo trascenderli!