lunedì 21 settembre 2015

Meditazione scientifica

Dr.ssa Olga Gomez de Martinez, dottorato di ricerca, Colombia

La vita moderna, che procede sempre in sintonia con il progresso tecnologico, ha portato con sé molte promesse per un mondo migliore. Eppure, per molti aspetti, ha portato l’uomo in declino, a stati di deterioramento mentale e fisico. Malattie come l’ulcera peptica e la pressione alta possono essere in gran parte attribuite alle incertezze e alle tensioni del nostro ambiente. A causa dell’impossibilità di cambiare la situazione esterna e le sue caratteristiche negative, è indispensabile guardarsi dentro per cercare altri modi per affrontare le tensioni quotidiane. Ci sono diversi modi con cui le persone possono controllare le reazioni fisiche e mentali a eventi psicologici. Uno dei più efficaci è la meditazione.

Patanjali definisce la meditazione come il continuo e prolungato flusso di pensiero diretto verso un determinato oggetto fino a che avvenga il totale assorbimento. Questo flusso di pensiero diretto può essere concepito come il muoversi in una linea retta che non è intercettabile da nessun’altra linea o pensiero che possa romperne la continuità.

In accordo con Tart (1969) la meditazione è una profonda passività combinata con la consapevolezza. Con il termine passività egli intende la totale sospensione di ogni pensiero o azione, richiudendosi in sé stessi e dirigendo l’attenzione verso l’interiorità e le esperienze spontanee.

SecondoWollfolk (1975) la meditazione implica la focalizzazione di uno stimolo ripetitivo indifferente o associato. In base all’informazione che la persona ha, questo è accompagnato da una sensazione di pace.

Goleman (1971) concettualizzò la meditazione come una “meta-terapia”, una procedura che è conforme agli obiettivi basilari della terapia convenzionale, ma che nel suo stadio finale porta l’individuo in un campo più profondo di quello del terapeuta, delle terapie e della maggior parte dei teorici della personalità: a un alterato stato di coscienza.

Per Swami Satyananda (1975) l’obiettivo della meditazione è l’esplorazione delle differenti aree della mente per poi trascenderla. Le diverse tecniche meditative aiutano l’individuo a purificare la mente e a darle il riposo e la rivitalizzazione necessari per il suo adeguato funzionamento. Focalizzandosi sull’interiorità, la persona diventa consapevole del caotico e infinito flusso di pensieri, ricordi, paure, ecc. che non hanno nessuno scopo o oggetto preciso.

La teoria psicanalista afferma che tutte le esperienze passate determinano il comportamento presente, in un modo o nell’altro. Questo principio afferma anche che gli eventi emozionali e mentali hanno una corrispondenza con i cambiamenti fisiologici; di conseguenza, l’organismo è modellato dagli eventi della vita. La stessa teoria afferma che tutte le esperienze fisiche e mentali si accumulano nel sistema nervoso. Seguendo questa linea di pensiero, ci sono diverse scuole di psicologia che usano la muscolatura come un’estensione del sistema nervoso per catturare gli eventi che hanno plasmato il comportamento dell’individuo e per liberarlo da quelle tendenze che hanno lasciato i segni più traumatici e profondi. Secondo Goleman (1971), questo processo di liberazione delle tensioni dal sistema nervoso può essere ottenuto attraverso la meditazione, senza alcuno sforzo o disposizione particolare.

Come l’individuo andrà in stati di rilassamento profondo e di pura coscienza sviluppati senza alcun pensiero, avrà una vasta gamma di sensazioni cinestesiche, o eventi psichici. Lerner ipotizza che le sensazioni cinestesiche sono la base dei sogni, e che i movimenti del corpo grossolano appaiono in gran numero durante il sonno, si fermano improvvisamente prima d’iniziare a sognare e poi riappaiono quando cessa il rapido movimento degli occhi (la fase REM). I movimenti muscolari sottili sono presenti principalmente mentre si sogna e non sono così evidenti durante le altre fasi del sonno. Basandosi su questo, Lerner suggerisce che l’attività motoria grossolana si oppone alla fantasia cinestesica e che il fattore basilare necessario per iniziare tale fantasia è l’immobilità fisica. È stato dimostrato (Dement 1960) che il sogno è essenziale per il mantenimento dell’organizzazione della personalità. L’assenza del sogno produce livelli elevati di tensione, ansia, irritabilità, difficoltà di concentrazione e un’alterata coordinazione motoria. Lo stato d’immobilità che crea la meditazione sembra propizi le fantasie cinestesiche. Si potrebbe ulteriormente dedurre che l’effetto non-stressante prodotto dalla meditazione sia causato dalla stessa funzione psicologica che agisce mentre si sogna.

Tart (1969), attraverso le sue osservazioni e quelle della letteratura esistente, scoprì che i benefici della meditazione, in generale, sono i seguenti: una maggiore capacità di far fronte alle situazioni di tensione della vita quotidiana e, quindi, una maggiore tranquillità; la sensazione di una maggiore unità tra il corpo e la mente; una maggiore consapevolezza nelle esperienze quotidiane; un miglioramento nel funzionamento del corpo e un sonno migliore e, infine, una maggiore capacità di giudizio di quando si è rilassati e quando non lo si è. Lo stesso autore dichiara che, sebbene la meditazione abbia effetti risolutivi sulla salute mentale, non sono state fatte ricerche sufficienti in questo campo.

Le indagini effettuate sono state dirette principalmente verso la fisiologia della meditazione. Una serie di risultati si sono ottenuti in relazione alla meditazione nello yoga. Questo può essere spiegato grazie a una vasta gamma di tecniche ed esperienze di soggetti utilizzati in differenti esperimenti. Anche con queste variabili, i risultati fisiologici della meditazione tendono verso una diminuzione del consumo d’ossigeno, nonchè all’eliminazione di anidride carbonica (Anand e Col., 1961). Per quanto riguarda la resistenza della pelle, dove i valori bassi sono associati all’ansia e quelli alti al rilassamento, si è riscontrato che durante la meditazione questi valori aumentano rapidamente, superando perfino i livelli più elevati prodotti durante il sonno (Bagchi e Wenger, 1957; Wallace e Benson, 1972).

Come parte di uno studio sugli effetti fisiologici della Meditazione Trascendentale, Wallace (1970) fece alcuni esami del sangue prima, durante e dopo la meditazione. Scoprì che i livelli di lattato nel sangue diminuiscono sensibilmente all’inizio della meditazione, continuano a scendere durante la meditazione e, alla fine, rimangono in bassa concentrazione.

Si è visto che il lattato è presente in livelli elevati quando i pazienti con nevrosi d’ansia sono posti sotto stress. Allo stesso modo, i pazienti con ipertensione presentano livelli elevati di lattato nel sangue in stato di riposo, rispetto ai pazienti senza ipertensione. Pitts (1969) fece uno studio sulla biochimica dell’ansia e scoprì che i sintomi dell’ansia possono essere indotti con infusioni di lattato. Il ruolo dell’ansia nei disordini psicologici è universalmente accettato dai terapisti. Ad esempio, Angyal (1965) ritiene l’ansia un fenomeno fondamentale nella psicopatologia, essendo il punto determinante tra la salute e la nevrosi.

Nello studio già citato di Bagchi e Wenger (1957), sono stati posti sotto osservazione 14 yogi durante sessioni di meditazione che oscillavano dai 15 ai 120 minuti. Venne riscontrata una tendenza verso un’attività fisiologica stabile e ridotta. La frequenza cardiaca, nella maggioranza degli yogi, non subì alcun cambiamento significativo ma si scoprì, come già riportato da Anand e Col (1961), che la respirazione aveva la tendenza a diminuire.

In riferimento al modello delle onde cerebrali durante la meditazione, Anand, Ghhina e Singh (1961) trovarono che durante il periodo di normale rilassamento, i soggetti mostravano una prevalenza di attività alpha, mentre durante la meditazione la durata e l’ampiezza di tali onde aumentavano. A differenza di altri tipi di meditazioni, come nella meditazione Zen, l’attività delle onde alpha non potevano essere intercettate o bloccate durante la meditazione yogica. Anche Wallace e Benson (1972) riscontrarono che le onde alpha s’intensificavano durante la meditazione e, in alcune occasioni, apparivano le onde theta.

Goger e Werback (1975) fecero uno studio in relazione al dolore cronico. Essi scoprirono che i cambiamenti significativi in abbondanza ed ampiezza delle onde alpha erano accompagnati dall’aumento della tolleranza al dolore e da una ridotta attività in situazioni emotive.

Esiste ancora un gran numero di aree dove gli effetti della meditazione non sono ancora stati esplorati. Nella terapia psicologica è stato fatto poco, ed è possibile che la meditazione possa dare un grande aiuto, in quanto l’ansia è uno dei componenti determinanti nei disturbi mentali. Kondo (1958), ad esempio, uno psichiatra giapponese, affermava che quando i suoi pazienti meditavano a casa, dopo aver fatto delle sessioni con lui, i risultati erano molto più costruttivi.

La meditazione è un’antica disciplina, di grande aiuto a chi la pratica. Pertanto è consigliabile che se ne determinino tutti gli effetti per usarla scientificamente in settori come, ad esempio, la medicina, la psicologia curativa e preventiva, le relazioni umane e le ricerche. Mentre si fa questo possiamo fare anche qualcosa per la nostra personale salute mentale e fisica. La meditazione dà un’importante spinta nella vita.

Referenze
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