sabato 20 giugno 2015

Dobbiamo convivere con lo stress


“Lo stress è sforzo. Lo sforzo è vita. La vita è progresso! Nella società ci deve essere tesi, antitesi e sintesi. Deve esserci un braccio di ferro nella società. Deve esserci un conflitto di classe. Senza conflitto di classe, la società non progredisce.”
Swami Satyananda Saraswati

Hans Selye, che fu il primo a considerare lo stress una ‘sindrome’, ripete lo stesso pensiero non filosofico. Egli dice che lo stress non può essere evitato perché, indipendentemente da cosa facciamo o da cosa ci accade, dal nostro sistema corpo-mente sorge una richiesta per produrre l'energia indispensabile per compiere le operazioni necessarie per mantenere la vita o per resistere e adattarci alle mutevoli influenze esterne. Ad esempio, anche quando dormiamo siamo sotto stress, il cuore deve continuare a fare il suo lavoro di pompare il sangue, gli enzimi devono digerire il cibo nell'intestino, i muscoli devono muovere il torace per permettere la respirazione. Selye dice che la completa libertà dallo stress è la morte!

Selye definisce lo stress come “la risposta non specifica del corpo a ogni sua richiesta’”. Ad esempio, se fa freddo tremiamo per produrre più calore nel corpo. I vasi sanguigni della pelle iniziano a restringersi, riducendo così al minimo la perdita di calore dalla superficie del corpo. Al contrario, quando fa caldo, sudiamo e con l’evaporazione del sudore dalla pelle il corpo perde il calore e si raffredda. Queste sono delle normali risposte corporee d’adattamento all’ambiente. Tuttavia, adattandosi alle variazioni ambientali, il sistema corporeo deve far fronte ad una maggiore richiesta di riadattamento, prima di tornare alla normalità. Questa domanda di ‘riaggiustamento’, o di esecuzione di funzioni di adattamento del sistema corporeo prima di ristabilire la normalità, è indipendente e in aggiunta alla risposta specifica del tremare o del sudare. Questa richiesta aggiuntiva è non-specifica: non è pertinente all'azione dell’agente specifico che crea la domanda. Questa richiesta di attività non-specifica, secondo il Dott. Hans Selye, è l'essenza dello stress.

Si può avere stress sia a livello fisico sia sul piano psicologico. Gli stress fisici sono quelli che influiscono direttamente sul corpo, causando incidenti, ustioni e perfino infezioni. Lo stress psicologico può manifestarsi sia come reazione allo stress fisico sia indipendentemente, da emozioni come la paura, l’ansia, la tensione, le preoccupazioni, la gelosia, la rabbia, l’odio e l’agitazione: tutto ciò che provoca un conflitto emotivo.

Così, sebbene lo stress sia comunemente ritenuto come qualcosa che crea una sensazione di ‘disagio’, il Dr. Selye ed altri classificano lo stress in:

1)    Distress’, una situazione che crea una risposta sgradevole nel sistema corporeo;
2)    Eustress’, una situazione piacevole ma che, tuttavia, richiede una pronta capacità d’adattamento ad essa da parte del corpo.

La maggior parte dello stress auto-indotto tende a essere eustress o stress piacevole e, dunque, la radicata azione preparatoria del sistema corporeo di ‘attacco-fuga’ non si verifica.

Secondo lo yoga, “le tensioni di base della mente sono l'ignoranza della verità, l'egoismo, l'attaccamento, l'avversione e la paura della morte”. (Patanjali, Yoga Sutra 2:3). Negli Yoga Sutra (1:2) Patanjali descrive così lo yoga: “Yogaschitta vritti nirodhah” ossia “Quello che blocca gli schemi della coscienza è yoga”. Questi due sutra chiariscono che lo scopo principale dello yoga è di eliminare le tensioni della mente, in modo da renderla idonea alle pratiche spirituali più elevate. Perciò, quando si pratica yoga, si lavora sulla gestione dello stress!

Stress normale e stress elevato
Abbiamo visto che ogni risposta del sistema corporeo a uno stimolo crea uno stress, e che questo può essere normale, come nel caso delle funzioni fisiologiche del corpo, oppure anomalo e, in questo caso, il corpo si sentirà minacciato. Tuttavia, lo stesso fattore di stress può essere percepito come ‘normale’, ‘elevato’ o ‘anormale’, in relazione a come il cervello dell'individuo traduce lo stimolo ricevuto dagli organi di senso. Quella che per una persona, o un tipo di personalità, è una situazione normale, può essere anormale per un'altra. Tutti dobbiamo costantemente gestire lo stress normale, ma lo stile di vita moderno, stressante e competitivo costringe molti di noi ad agire continuamente ad un elevato livello di prontezza all’attacco-fuga. Sotto queste condizioni, l'individuo è sempre teso, suscettibile a grandi cambiamenti d’umore e in uno stato d’insoddisfazione. Alcune persone potrebbero pensare di essere rilassate per la maggior parte della loro vita ma, esperimenti hanno dimostrato che sono quasi costantemente tesi, anche se non ne sono consapevoli. Come reazione a varie situazioni, anche di natura irrilevante, tendono i muscoli, strizzano gli occhi o si mordono le unghie. Questi tipi di azioni sono talmente abituali che non sono consapevoli che stanno compiendo tali attività compensatorie.

Queste attività sono i precursori dei malesseri psicosomatici e, quando una persona manifesta queste tensioni, manifesta la reazione che il sistema nervoso simpatico e le ghiandole surrenali sono intenti a produrre. Tali azioni sono piccole e insignificanti all'apparenza esterna, ma indicano che internamente si stanno verificando dei cambiamenti nella velocità del battito cardiaco, nella pressione del sangue, ecc.

La depressione e lo stress latenti potrebbero rimanere “sepolti sotto le macerie” di altre attività, e quando l'eccitazione nel cervello diventa alta, la depressione potrebbe continuare a esser generata senza divenire evidente. Ma, se il livello di eccitazione cala improvvisamente, a causa di un agente esterno, la depressione potrebbe rivelarsi in modo drammatico. L'alcool, una crisi improvvisa e gli antidepressivi sono tutti noti per determinare un abbassamento del livello di eccitazione. Quando lo stress elevato diventa cronico potrebbe rimanere a livello subconscio, influenzando i pensieri e il comportamento. Di tanto in tanto si potrebbe avere una fase acuta con forte stress, tensione elevata o con attacchi di panico.

Nello stato di stress cronico, l’individuo sente che sta subendo, o è in procinto di dover far fronte a una calamità, e quest’idea si fissa così tanto nella mente che gli sarà difficile, e in certi casi impossibile, liberare la mente da quest’ansia. Durante una sollecitazione normale, il nostro sistema corporeo usa energia in modo efficiente per ridurre le tensioni interne ed esterne. Al contrario, durante una fase di ansia nevrotica o di stress elevato, genera energia inappropriata e superflua.

Lo yoga dà una profonda spiegazione dei differenti tipi di tensione. Secondo Patanjali: “L'ignoranza della realtà è la tensione originale dalla quale sorgono tutte le altre. Le tensioni possono essere dormienti, lievi, diffuse e manifeste”. Fino a quando non si giungerà alla conoscenza dell'essenza del proprio essere, ci sarà sempre tensione ed infelicità, in una forma o nell'altra.

Le tensioni dormienti, o prasupta, sono radicate in profondità nella mente subconscia e, quindi, l'individuo non ne è consapevole fino a quando non si confronta con esse attraverso le pratiche yogiche. Le tensioni lievi, o tanu, sono minori, insignificanti; mentre quelle che portano nevrosi, fobie, depressione, ecc. sono tensioni diffuse e disorganizzate, o vichchinna. Attraverso lo yoga, possiamo liberarci definitivamente da queste tensioni nel momento in cui accettiamo noi stessi per quello che siamo ed armonizziamo le nostre pulsioni interiori. Le tensioni dovute alle interazioni quotidiane appartengono al quarto gruppo, quello delle tensioni manifeste, o udara. Così lo yoga classifica l'intero spettro delle tensioni, da quelle grossolane a quelle sottili.

Come ci si libera dall’ignoranza?
L’ignoranza di swarupa, cioè della propria reale natura, che causa infelicità e stress, viene lentamente dissolta dalla luce della comprensione che giunge dalla regolare pratica di yoga. In realtà, la mente stessa è fonte d’ignoranza, poiché opera sul principio della separazione e delle differenze, e quest’ignoranza lentamente si dissolve man mano che l’individuo ottiene maggiore comprensione della natura della mente e, in fine, andando oltre la mente. È la mente che provoca la falsa identificazione della coscienza con il sistema corpo-mente. Quando si realizza viyoga (separazione) della coscienza dal corpo-mente, ci si sta muovendo verso l’eliminazione dell'ignoranza di base e, di conseguenza, di tutte le altre cause minori d’infelicità.

Robert Linssen descrive l’ignoranza nel libro intitolato “Vivere lo Zen” con un'analogia della vita moderna:
“L'umanità può essere paragonata a due miliardi e mezzo di levrieri che corrono all'inseguimento di una lepre meccanica su una pista. Questi levrieri umani sono rigidi, tesi, avidi e violenti, ma lo Zen (yoga) tenta d’insegnar loro che ciò che credono essere una lepre, in realtà è solo un inganno meccanico. Nell'attimo in cui l'uomo realizza pienamente cos’è sottinteso in questa verità, ‘lascia andare’ e all'amarezza delle sue lotte e della violenza seguono il rilassamento, la pace, l’armonia e l’amore.

Le conseguenze di un tale rilassamento sono immense, non solo per la salute fisica, nervosa e mentale dell’uomo come individuo, ma, anche, per l'umanità intera.”