venerdì 21 marzo 2014

Salute, armonia e pace

Swami Niranjanananda Saraswati

Qual è la definizione di un perfetto essere umano? Cosa vuol dire quando differenti esseri illuminati ci dicono che abbiamo la capacità di diventare un perfetto essere umano, un essere illuminato?

La risposta a questa domanda non giace in alcuna filosofia, apparato di credenze o religione, ma se osservate il percorso della vostra vita troverete la risposta, a cominciare dal momento in cui siete stati concepiti. L’unione tra i genitori non è stata solo fisica ma anche emotiva. Essi hanno sperimentato intenso amore ed estasi ed è stato piantato il seme del corpo quando entrambe le forze, il maschile ed il femminile, hanno sperimentato quest’unità. Questo è il nostro karma originario, il samskara o impressione originario. Possiamo aver creato confusione successivamente, ma la prima impressione in questa vita è stata di unione, gioia, amore e vicinanza. Se quest’esperienza può essere rivissuta, allora ha luogo l’illuminazione, non solo dello spirito, ma anche della mente e del corpo.

Dopo che il seme della vita è stato piantato nell’utero della madre, la shakti, la forza della creazione diviene responsabile di governare la crescita del seme in un corpo umano. Quando la shakti è pura, armoniosa e canalizzata, fornisce ulteriori impressioni, samskara e attitudini, che ci aiutano a trovare la salute, l’armonia e la pace. La salute è fisica, l’armonia è mentale, la pace è spirituale, e un corpo in salute, una mente armoniosa ed uno spirito in pace sono la definizione del perfetto essere umano. Analizzeremo ora questi tre aspetti uno alla volta.

La visione yogica della salute
Dalla prospettiva yogica, la salute fisica è la gestione delle differenti condizioni fisiologiche che si presentano, sia sotto forma di una semplice affezione che di una malattia che minacci la nostra vita.
L’obiettivo dello yoga per quanto riguarda la salute, non è l’eliminazione o la cura del problema, ma la gestione di questa condizione. Dopo tutto il nostro corpo è soggetto a condizioni mutevoli, a cambiamenti dello stato di salute, a cambiamenti ambientali e reagisce a questi cambiamenti positivamente o negativamente.

Se il corpo reagisce in maniera positiva ad un cambiamento nella dieta o nell’ambiente, come l’inquinamento, allora direte: “Ho un sistema immunitario molto forte e nulla incide su di me. Mi sento in salute, mi sento forte, mi sento felice”. Ma se risponde in modo negativo allora comincerete ad avere problemi respiratori, problemi cardiaci o altri sintomi che conosciamo e riconosciamo come malattie.

Il nostro obiettivo è convertire le risposte negative del corpo in risposte positive. Quindi non è il trattamento o la cura o l’eliminazione della malattia che indica la salute, ma la corretta gestione delle condizioni fisiologiche. Potete anche soffrire di una malattia che minaccia la vostra vita, ma se siete in grado di gestirla in maniera appropriata, non vi è minaccia di vita perché potete sconfiggerla.

I cinque corpi
Un altro fattore da considerare è che, benché la malattia sia fisica, nel nostro corpo ci sono cinque differenti “corpi” che convivono. Proprio come lo yogurt e il burro sono contenuti nel latte, ma non si possono vedere finché il latte non passa nella zangola, allo stesso modo anche il nostro corpo ha differenti modi di espressione. Nel sistema yogico il corpo fisicamente manifesto è conosciuto come annamaya kosha ed al suo interno c’è pranamaya kosha, la dimensione dell’energia. Contenuto nel pranamaya  vi è manomaya kosha, la dimensione mentale; nel manomaya c’è vijnanamaya kosha, la dimensione della mente trascendentale e all’interno di questa mente trascendentale vi è l’esperienza di anandamaya kosha, il corpo beatitudine.

Perciò quando lavorate sul corpo fisico state anche influenzando ed alterando la vitalità, la mente, la dimensione psichica e anche anandamaya. Questa reazione a catena, che parte a livello fisico, in realtà finisce a livello spirituale, e le tecniche dello yoga che insegnamo alle persone non vanno solo ad aiutarle fisicamente, ma anche mentalmente e spiritualmente. Questo è il concetto di gestione yogica, la vera terapia yogica, che porta salute a livello più esterno e armonia a livello mentale. Quest’armonia della mente è il fattore cruciale nella nostra vita.

Onde sull’oceano della mente
Pensieri, desideri, sentimenti ed emozioni sono onde sulla superficie dell’oceano della mente. Essi sono le vritti, non sono la mente. La mente è pura energia e le vritti sono le onde sulla sua superficie, che interagiscono con l’ambiente e le persone in esso.

Le esperienze della mente sono soggette alle situazioni in cui ci troviamo e alle influenze dell’ambiente, che sono create principalmente dalle persone. Nello yoga diciamo che siamo noi a creare il nostro ambiente, volontariamente e a volte involontariamente, ma il più delle volte lo creiamo perché desideriamo che sia così. Poi quando esso disturba la naturale condizione della mente, si ha ciò che chiamiamo confusione o conflitto. Questa disarmonia deve essere gestita perché conduce ad una riduzione delle facoltà e delle forze mentali.

Quando siamo confusi ci rendiamo conto che la nostra saggezza non funziona, ma quando siamo lucidi ci rendiamo conto che la nostra saggezza è molto potente e forte. Quando siamo in conflitto ci rendiamo conto che la nostra conoscenza non è in grado di fornirci le soluzioni e cominciamo a cercarle. Ma quando abbiamo una mente lucida, le soluzioni sono proprio lì, senza che abbiamo bisogno di cercarle da nessun’altra parte.

Queste condizioni o stati di confusione e chiarezza, conflitto e risoluzione, ignoranza e saggezza, rappresentano espressioni della mente che sono interne e che non sono correlate ad alcuna vritti o influenza esterna. Esse sono legate ad uno stato di disarmonia che è profondamente interno e derivano da impressioni profonde, karma e istinti radicati nella mente inconscia.

Mutare pelle
Il processo mentale deve essere compreso dalla prospettiva yogica se vogliamo trovare il corretto fondamento logico dietro le nostre esperienze. Lo yoga dice che quando meditate dovete trovare la fonte delle vritti, tornare al punto originario delle espressioni esterne. Prendete, ad esempio, la pratica di antar mouna. In questa pratica scegliamo un pensiero e proviamo a vedere l’idea, l’attitudine, il contenuto emozionale che c’è dietro. E’ come sfogliare una cipolla. Una cipolla ha differenti strati e se vai avanti a toglierli uno dopo l’altro, alla fine non rimane niente. Non c’è un seme al centro, c’è solo uno strato sopra l’altro.

Similmente nella mente ci sono diversi strati e possiamo affermare che ciascun pensiero è uno strato della cipolla. Potete eliminare uno strato dopo l’altro e scoprire che alla fine non rimane niente. Un sentimento è una cipolla. Una credenza è una cipolla. Un’emozione è una cipolla. L’attaccamento è una cipolla. Le cipolle giocano un ruolo molto importante nella vita spirituale di ciascuno. Così nella pratica di antar mouna sfogliate le cipolle dei pensieri e nella pratica di antar darshan sfogliate le cipolle delle emozioni. In questo modo potete vedere il contenuto di ogni espressione della mente e scoprire qual è associata con l’ego, con le simpatie e le antipatie, e vedere se in esso vi è un’armonia. Nel momento in cui troverete l’armonia, vi fermerete. Avrete cambiato pelle, rimosso il velo.

Raggiungere l’armonia e la pace
Ciò che esiste in definitiva è il nulla, ma questo nulla viene riconosciuto come lo stato dell’armonia, della pace, dell’equilibrio, dell’equanimità e del bilanciamento. Quando il nulla diviene qualcosa, quel qualcosa è riconosciuto come una fluttuazione, una vritti. Immaginate una linea dritta e piatta: quella è l’armonia. Ma se c’è movimento su quella linea piatta, piccole asperità o onde che viaggiano da un’estremità all’altra, tutti questi differenti movimenti rappresentano la disarmonia, le vritti della mente, le sue modificazioni e i suoi schemi. Dal momento della nascita a quello della morte, noi fluttuiamo costantemente, a volte andando verso l’alto, altre muovendoci verso il basso, e diciamo che questa è la legge della vita e che non può essere cambiata. Ma essa può essere modificata. Può cambiare facendo in modo che voi siate in grado di rendere la linea piatta. La linea piatta è l’armonia che otteniamo attraverso la meditazione.

La meditazione è un processo, ma al tempo stesso è uno stato. La meditazione è un sistema di pratiche, ma al tempo stesso è un’esperienza. E’ un processo per calmare la mente, un sistema che seguite per ritirare gradualmente la mente. E’ uno stato di tranquillità e l’esperienza di armonia che ne deriva. Noi abbiamo bisogno di comprendere la necessità e l’efficacia della meditazione nelle nostre vite, perché nel momento in cui raggiungiamo questa linea piatta, l’armonia, la dimensione fisica e quella spirituale si incontrano nella dimensione mentale, e questa è un’esperienza spirituale. Questa è l’esperienza della pace, shanti. In questo modo riunite insieme la dimensione fisica, mentale e spirituale.

Il primo samskara
Il nostro concepimento, il seme, la prima impressione di amore, unione ed estasi, rappresenta il nostro punto di partenza. In seguito, nel corso delle nostre vite, a causa dell’influenza dell’ambiente che si riconosce nel condizionamento sociale, familiare e culturale, tendiamo a perdere la consapevolezza del primo samskara. Nel momento in cui questa consapevolezza è persa, il corpo diviene soggetto alla malattia, la malattia conduce al decadimento e il decadimento conduce alla morte.

Secondo un’importante credenza delle antiche tradizioni, se si è in grado di controllare e gestire la malattia, si è in grado di controllare il processo di decadimento e conseguire ciò che è conosciuta come eterna giovinezza. Eterna giovinezza non significa restare sedicenni per tutta la vita. Eterna giovinezza significa che il corpo non è soggetto alla malattia ed al decadimento. S'invecchia, ma la vitalità, l’ojas, delle cellule non va perduta. Anche a cent’anni le facoltà, la resistenza, le forze, le qualità del corpo sono quelle di un sessantenne. Questa è una credenza, e nel pensiero possiamo accettare che possa accadere. Perché può accadere? Per le ragioni elencate in precedenza: il raggiungimento della salute fisica, dell’armonia mentale e della pace spirituale realizzando la purezza del sé che è l’amore, l’estasi e l’unione.

Dal punto di vista filosofico, quando diciamo che l’unione è lo scopo dello yoga, unione dello spirito, unione della coscienza individuale con la coscienza superiore, ciò che vogliamo indicare è il riconoscimento della prima esperienza. In ciò si riconosce anche l’esperienza finale perché è quella prima esperienza che pervade l’intero corso dell’esperienza della vita. Basta togliere gli strati della cipolla. Ciò può accadere con la pratica delle asana, del pranayama o della meditazione. Il kriya yoga e il kundalini yoga possono accelerare il processo dello sfogliare la cipolla, ma in realtà asana, pranayama e meditazione sono le tre importanti pratiche per realizzare la nostra natura.

Asana, pranayama e meditazione
Le asana non sono semplici esercizi meccanici, è necessario aggiungere la componente della consapevolezza ed è necessario approfondire la consapevolezza mentre si eseguono le asana. Solo allora sarete in grado di realizzare le asana per quello che sono. Questa consapevolezza, quando si approfondisce, conduce al livello più sottile del prana e poi agli altri strati sottili della mente. Se seguirete un programma integrato di asana, pranayama e meditazione, scoprirete che queste tre pratiche hanno molto da offrire. Concentrazione, consapevolezza e rilassamento sono parti integranti di un’asana e quando si riesce ad unire queste tre mentre si pratica un’asana, si avrà un’esperienza che sarà vicina a quella che in realtà stiamo cercando di far emergere.

La stessa cosa si ha con il pranayama. E’ noto che il pranayama attiva l’energia pranica e, naturalmente, per fare questo usiamo il respiro. Respiro e prana sono collegati molto intimamente, possiamo affermare che sono fusi tra loro. Non è possibile separare respiro e prana, non è possibile separare l’aria ed il prana. Non c’è divisione tra loro, tuttavia essi hanno identità diverse. Il respiro è soggetto all’ossigeno e all’anidride carbonica e anche l’aria è soggetta all’ossigeno e all’anidride carbonica, ma il prana è svincolato da entrambi. E’ semplicemente energia che viene ingerita dal corpo. Quando si è in grado di armonizzare prana shakti, si è in grado di gestire vari disordini fisiologici e psicologici.

Perché oggi migliaia di persone praticano reiki? Perché le persone sono interessate alla pratica di prana vidya? Per muovere e armonizzare i propri prana, perché comprendiamo che questi prana giocano un ruolo assolutamente vitale e dinamico nella gestione delle condizioni fisiche e psicologiche. Una volta che i prana sono stati attivati, la via verso la mente sottile diviene chiara, e la meditazione, naturalmente, opera con la mente più profonda.

Quindi bisognerebbe seguire un programma integrato che includa asana, pranayama e meditazione nella routine quotidiana.

Australia, Febbraio 1999