venerdì 21 marzo 2014

Onnivori o vegetariani?

Dr.ssa Claudia Pavoni, biologa nutrizionista

In Italia, negli ultimi anni, si sente sempre più parlare di alimentazione vegetariana. Secondo diversi sondaggi condotti dalla Associazione Vegetariani Italiani (AVI) e non (Eurispes “rapporto Italia 2006”), il nostro paese si colloca nella parte alta della classifica mondiale per il numero di vegetariani. La percentuale di quelli che hanno deciso di seguire questo stile alimentare si attesta intorno all' 11%, non molto lontani dalla vegetarianissima India (20% della popolazione, dato Eurispes). Cerchiamo di fare un po' di chiarezza: in questo tipo di alimentazione non si consumano ne carni, ne pesce, compresi molluschi e crostacei, ma sono permesse le uova, il latte, il miele e  gli altri derivati animali. Se si escludono anche le uova, si avrà una dieta lacto-vegetariana. La dieta vegetariana in senso stretto è invece quella vegana, che esclude anche l'assunzione di derivati animali. Esistono poi stili alimentari ancora più selettivi come la dieta crudista (consumo esclusivo o tendenziale di verdura cruda e frutta) o fruttista (esclusivo consumo di frutta, semi e germogli). Molti sono i sostenitori, ma molti sono anche coloro che condannano il vegetarianesimo ad alimentazione incompleta e carente di fattori nutritivi indispensabili.

Già nel 2003 l'ADA (American Dietetic Association) pubblicava un report sulla dieta vegetariana, a seguito di svariati studi condotti su vegetariani rispetto al gruppo di controllo, in cui illustrava la sua posizione ufficiale riguardo all'argomento. Nelle conclusioni si legge: “Le diete vegetariane ben pianificate si sono dimostrate salutari, nutrizionalmente adeguate, e possono conferire benefici nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane sono appropriate per tutte le fasi del ciclo vitale. Sono molte le ragioni del crescente interesse nei confronti del vegetarismo. Il numero dei vegetariani negli USA è stimato in crescita nella prossima decade. I professionisti della nutrizione dovrebbero essere in grado di assistere i clienti vegetariani fornendo loro informazioni aggiornate e accurate sulla nutrizione vegetariana, sui vari alimenti e su come reperirli”. Nonostante le evidenze e gli eminenti pareri positivi di scienziati, gruppi di ricerca e medici, molti sono ancora coloro che denigrano la dieta vegetariana. Farsi un'opinione a riguardo è molto importante, dato che dalle nostre scelte alimentari dipende la nostra salute e il nostro benessere. Decidere per uno stile alimentare piuttosto che per un altro, può influire enormemente sulla nostra vita. Del resto, come diceFeuerbach: “Siamo quello che mangiamo”.

Cerchiamo di capire perchè la tendenza al vegetarianesimo è sempre più diffusa. Nei data-base delle comunità scientifiche internazionali aumentano esponenzialmente le pubblicazioni riguardanti gli effetti nocivi relativi al consumo di carne sia rossa, che bianca, anche se in numero minore. Ma cosa succede, nel nostro corpo, quando consumiamo un pasto a base di carne? Innanzitutto, la carne innalza i livelli di colesterolo ematico che predispongono a patologie come l'aterosclerosi, che è una forma di arteriosclerosi caratterizzata dall'infiammazione cronica delle arterie di grande e medio calibro, oppure come l'ipertensione arteriosa, gli ictus e le ischemie. Sembra esserci anche una maggior incidenza d'infarto cardiaco e morti precoci tra i consumatori abituali di carne. Inoltre, il nostro corpo, metabolizzando la carne, rilascia nel circolo sanguigno un derivato altamente tossico: l'acido urico. Questo viene escreto con le urine e quando in eccesso, si accumula nelle articolazioni e nel tessuto connettivo, provocando la gotta e una serie di lesioni al microcircolo. Essendo filtrato dal rene, può causarne svariate patologie; così come le artriti e i reumatismi, andandosi ad accumulare proprio a livello articolare. In più c'è anche da ricordare l'aspetto igienico, legato al consumo di carne proveniente da animali che potrebbero, e spesso sono, vettori di veleni, nitrati, ormoni e sostanze chimiche, che danno come diretta conseguenza l'insorgenza dei cancri più svariati (soprattutto quello del colon), delle disfunzioni epatiche e della sterilità. Consumando carne non solo i veleni, ma anche gli agenti patogeni, passano dalla specie animale a quella umana: è questo il caso della mucca pazza (BSE-prionica), del virus dell'aviaria e dell'influenza suina (virus A\H1N1), che negli ultimi anni stavano per delineare scenari pandemici. In più la carne ingerita, rimane nel nostro corpo dalle 12 alle 48 ore...Cosa può succedere se lasciamo una fetta di carne fuori dal frigo, in estate a 37 °C, che è anche la temperatura corporea? Diventa putrida rilasciando cattivo odore, tossine e scorie. Questo è quello che la carne diventa anche dentro di noi, andando incontro a fenomeni di putrefazione (in cui si rilascia putresceina e putriscina) e dando così anche un rallentamento del transito intestinale.

Una dieta vegetariana manca di queste problematiche ed in più i vegetali e i frutti contengono sostanze e micronutrienti che sembrano ridurre l'incidenza del cancro e di serie patologie cardio-circolatorie. Tutto il corpo trae giovamento dai prodotti della terra e in svariati studi condotti su gruppi campione, è emerso che i vegetariani risultano in ottima salute, non mostrano carenze di nutrienti e micronutrienti, sono energici, fisicamente attivi, più calmi, distesi e propositivi nei confronti di uno sviluppo mentale e spirituale.

Se, poi, ci soffermiamo ad osservare la nostra anatomia in rapporto a quella degli animali, affermati carnivori della terra, noteremo notevoli differenze negli organi deputati all'alimentazione. I carnivori hanno canini e incisivi affilati ed aguzzi, in grado di tagliare e strappare carne; noi non ne abbiamo mai avuti di simili nel corso dell'evoluzione. Al contrario delle nostre, le loro ghiandole salivari sono poco sviluppate, indicando che la digestione vera e propria non inizia, come è invece per noi, nel cavo orale. La loro saliva risulta molto acida, in opposizione alla basicità della nostra che contiene inoltre ptialina, enzima necessario per pre-digerire le granaglie avvolte da cuticole, non contenuta nella saliva dei carnivori. Anche l'acidità del nostro stomaco è 20 volte inferiore rispetto a quella di un carnivoro. In più il loro intestino è molto più corto, circa tre volte la lunghezza del corpo, rispetto alle dieci volte dell'intestino di un uomo; ciò per facilitare l'espulsione del materiale fecale ricco di sostanze in putrefazione, che vanno velocemente allontanate.

Tutte queste cause e molte altre ancora, fra cui quella etica ed animalista, spingono sempre più persone ad intraprendere il cambiamento verso un'alimentazione vegetariana. Prendere questo tipo di decisione non deve d'altro canto portare ad una serie di auto-limitazioni, privazioni e inutili sforzi di volontà. E' necessario tenere presente che il cibo è il nostro sostentamento e la nostra cura e nel quotidiano questo deve rimanere, anche se poi un minimo di concessioni, di compromessi, di tolleranza verso qualche sfizio e qualche irrinunciabile abitudine possono essere ammessi.